Pensioni, arriva un nuovo aumento che fa felici molti: le nuove cifre

L’Inps ha rivalutato le pensioni in base all’inflazione dell’anno precedente per tutelare il potere d’acquisto dei pensionati.

La rivalutazione delle pensioni per le fasce medie nel 2025 ha introdotto un paradosso che vede svantaggiati coloro che rientrano in una specifica fascia di reddito. Questo fenomeno solleva interrogativi sull’equità del sistema di aggiustamento pensionistico basato sull’inflazione.

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Come ogni anno, l’Inps ha proceduto alla rivalutazione delle pensioni basandosi sull’inflazione dell’anno precedente, con l’obiettivo di preservare il potere d’acquisto dei pensionati. Tuttavia, non tutte le fasce di reddito beneficiano allo stesso modo di questo aggiustamento.

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In particolare, il 2025 ha visto un incremento dello 0,8% per chi beneficia del 100% della rivalutazione, una percentuale che diminuisce progressivamente per le fasce più alte. Le pensioni medie, che rientrano nella prima categoria, godono del pieno adeguamento, ricevendo un aumento che, seppur modesto, mira a compensare l’erosione del potere d’acquisto causata dall’inflazione.

Le fasce medie delle pensioni, definite come quelle che non superano i 2.000 euro netti mensili, sono generalmente le più avvantaggiate dalla rivalutazione. Queste pensioni, infatti, ricevono il 100% dell’adeguamento previsto, che per il 2025 si attesta allo 0,8%.

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Ciò significa che un pensionato con un assegno di 2.100 euro lordi mensili vedrà un incremento di circa 16,80 euro al mese. Tuttavia, esiste un’eccezione significativa per chi percepisce un importo inferiore al minimo, i quali beneficiano di un aumento ben più sostanzioso, grazie a specifiche disposizioni legislative che mirano a tutelare i redditi più bassi.

Il paradosso emerge chiaramente quando si analizza la situazione delle fasce medio-alte, in particolare per coloro che percepiscono una pensione tra i 2.100 e i 2.330 euro lordi mensili. Questi pensionati, infatti, si trovano in una posizione di svantaggio rispetto a chi guadagna leggermente meno, poiché ricevono soltanto il 90% dell’adeguamento dello 0,8%, risultando in un aumento inferiore a quello garantito alla fascia immediatamente inferiore.

Questa situazione crea una disparità che non sembra giustificata da logiche di equità o di sostegno ai redditi più bassi, ma che piuttosto appare come una conseguenza non intenzionale della struttura degli scaglioni di rivalutazione.

La rivalutazione delle pensioni per il 2025 solleva questioni importanti riguardo l’equità e l’efficacia del sistema di adeguamento basato sull’inflazione. Mentre le misure adottate mirano a proteggere il potere d’acquisto dei pensionati, il caso delle fasce medio-alte evidenzia come l’applicazione di percentuali fisse di adeguamento possa portare a risultati paradossali.

Sarà fondamentale, nei prossimi anni, valutare l’impatto di queste politiche e considerare eventuali aggiustamenti che possano garantire una maggiore equità tra le diverse fasce di reddito pensionistico. Non resta che aspettare ulteriori comunicazioni.

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