Pensioni, brutte notizie per marzo: fino a 60 euro in meno per tutti questi pensionati

Brutte notizie per tutti questi pensionati: a marzo, infatti, sulle loro pensioni ci saranno 60 euro in meno.

Il mese di marzo 2025 si configura come un periodo di incertezza e preoccupazione per i pensionati italiani. Purtroppo non riceveranno la solita pensione ma ci sarà per loro una novità non positiva, anzi.

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Pensioni, brutte notizie per marzo: fino a 60 euro in meno per tutti questi pensionati – Senioritalia.it

L’annuncio da parte dell’Inps del calendario dei pagamenti non ha fatto altro che aumentare l’apprensione, soprattutto a causa delle notizie che preannunciano una possibile diminuzione dell’importo netto delle pensioni, che potrebbe essere inferiore fino a 60 euro rispetto al mese precedente.

Pensioni di marzo, 60 in meno sull’assegno

La principale responsabile di questa riduzione è l’applicazione delle trattenute per le addizionali regionali e comunali, calcolate in base al reddito e alla residenza del beneficiario. Queste trattenute incidono notevolmente sull’importo finale dell’assegno pensionistico. Nonostante le voci di possibili aumenti dovuti alla rivalutazione delle pensioni e agli arretrati previsti dalla legge di Bilancio, la realtà per il mese di marzo sembra delinearsi in maniera meno positiva.

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Pensioni di marzo, 60 in meno sull’assegno – Senioritalia.it

Per quanto concerne i tempi di pagamento delle pensioni a marzo 2025, l’Inps ha definito un calendario che prevede il ritiro in contanti presso gli uffici postali a partire dal 1° marzo, seguendo l’ordine alfabetico, e l’accredito su conti correnti bancari o postali previsto per il 3 marzo. Questa organizzazione è stata pensata per facilitare l’erogazione degli assegni nel modo più efficiente possibile.

A marzo, i pensionati si troveranno di fronte a una doppia dinamica: da un lato, un lieve aumento dovuto alla rivalutazione annuale delle pensioni minime del 2,2%, che si traduce in circa 13 euro in più sull’assegno minimo. Dall’altro, le trattenute fiscali legate alle addizionali regionali e comunali. Ad esempio, un pensionato romano con una pensione lorda mensile di 1.500 euro vedrà applicata l’addizionale comunale dello 0,9%, con una trattenuta significativa già nel cedolino di marzo, annullando di fatto qualsiasi incremento derivante dalla rivalutazione.

Le ragioni di un importo netto inferiore della pensione sono da ricercarsi nell’impatto combinato delle addizionali regionali e comunali, calcolate annualmente dall’Inps basandosi sui redditi dell’anno precedente. Pertanto, nel 2025 si stanno pagando le addizionali relative al 2024. Nonostante le previsioni di alcuni aumenti grazie all’adeguamento all’inflazione o alla riduzione delle aliquote Irpef, questi fattori non sembrano destinati a influenzare positivamente i cedolini di marzo.

In questo contesto, diventa fondamentale mantenere alta l’informazione tra i cittadini, affinché possano prepararsi adeguatamente alle variazioni economiche imminenti. La speranza è che future misure possano alleggerire il peso fiscale sui beneficiari delle prestazioni previdenziali, senza comprometterne eccessivamente il tenore di vita.

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