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Salute

PFAS nell’acqua, ecco come puoi difenderti: 2 tecniche efficaci

L’acqua del rubinetto è davvero sicura? La contaminazione da PFAS nelle acque potabili solleva crescente preoccupazione.

L’acqua che sgorga dai nostri rubinetti è davvero sicura? La questione della contaminazione da PFAS nelle acque potabili è diventata un tema caldo di discussione e preoccupazione. Questi composti chimici, noti per la loro persistenza nell’ambiente e potenziali effetti nocivi sulla salute, sono stati rilevati in percentuali allarmanti in diverse parti del mondo, compresa l’Italia, dove i dati ufficiali sono ancora in attesa di pubblicazione.

Come puoi difenderti dai PFAS dell’acqua potabile – senioritalia.it

La presenza di PFAS nell’acqua potabile e minerale solleva interrogativi cruciali sulla sicurezza alimentare e su come possiamo proteggerci da questi inquinanti. Studi recenti negli Stati Uniti e in Francia hanno evidenziato una contaminazione diffusa, con il 45% delle acque potabili americane e un’ampia presenza nei campioni francesi che, tuttavia, rientrano nei limiti stabiliti dall’EFSA.

Anche un rapporto di PAN Europe ha rivelato che il TFA, un prodotto di degradazione dei PFAS, è presente nel 94% dei campioni di acqua potabile analizzati in 11 Paesi. In Italia, una rilevazione di Greenpeace ha mostrato che gli PFAS sono presenti nel 79% dei campioni di acqua potabile prelevati in 235 città, sottolineando l’urgenza di affrontare questa problematica.

Il pericolo degli PFAS

I limiti degli PFAS sono al centro del dibattito, con nuovi parametri che entreranno in vigore dal gennaio 2026, stabilendo una presenza massima nell’acqua di rubinetto di 100 ng/l. Questi limiti sono considerati un obiettivo normativo da non superare, ma non un valore sanitario che determina effetti sulla salute umana.

Il pericolo degli PFAS-Senioritalia.it

L’Italia sta lavorando per adottare limiti più stringenti, con l’obiettivo di un limite di 20 ng/l per gli PFAS più pericolosi. Tuttavia, eliminare completamente gli PFAS dall’ambiente è praticamente impossibile, data la loro estrema stabilità e solubilità.

Gli PFAS, utilizzati dagli anni ’50 per le loro proprietà impermeabilizzanti e di resistenza al calore, si trovano in numerosi prodotti di uso quotidiano, dall’abbigliamento tecnico agli imballaggi alimentari, rendendo la loro presenza ubiquitaria nell’ambiente. La loro forte stabilità chimica li rende persistenti negli ambienti naturali, accumulandosi negli anni e contaminando le acque superficiali e di falda.

Come proteggersi

Come proteggersi da questa contaminazione è una domanda che molti si pongono. La filtrazione mediante carbone attivo si è dimostrata efficace nel ridurre le concentrazioni di PFAS nell’acqua potabile, con tassi di rimozione che variano dal 50% al 90%. L’impianto a osmosi inversa rappresenta un’altra soluzione, sebbene più costosa.

È importante sottolineare che, nonostante la presenza di PFAS, i livelli attuali nella maggior parte dei comuni italiani non rappresentano ancora un problema di salute pubblica. Tuttavia, per chi avesse dubbi sull’acqua di rubinetto, è consigliabile rivolgersi al gestore della rete idrica locale o utilizzare servizi di analisi specifici per verificare la presenza di PFAS.

La questione dei PFAS nell’acqua potabile richiede un’attenzione costante e misure preventive per proteggere la salute pubblica. Mentre le autorità lavorano per stabilire limiti più severi e monitorare la presenza di questi composti, i cittadini possono adottare soluzioni pratiche per ridurre l’esposizione, contribuendo così a garantire la sicurezza dell’acqua che consumiamo ogni giorno.

Ilaria Losapio

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