NaSpi da restituire: numerosi disoccupati a rischio. Partono i primi richiami dall’INPS: cosa sta accadendo.
La NaSpi (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego) è un importante sostegno economico che l’INPS eroga ai lavoratori dipendenti che hanno perso il lavoro in modo involontario.

Tuttavia, negli ultimi tempi l’INPS sta inviando numerose richieste per la restituzione degli assegni NaSpi, creando non poche agitazioni tra i disoccupati in Italia. Nonostante l’indennità sia stata percepita in buona fede, in alcuni casi l’INPS potrebbe richiedere la restituzione degli importi perché dopo verifiche risultato erogati indebitamente.
Quando è necessario dover restituire la NaSpi
Sono diversi i motivi per cui l’INPS potrebbe richiedere la restituzione della Napi ai disoccupati. Tuttavia, sono principalmente quattro i casi in cui l’INPS richiede la restituzione degli importi: un errore di calcolo da parte dell’Istituto; la mancanza dei requisiti per l’accesso alla NaSpi (o la decadenza del diritto); la percezione integrale della NaSpi nonostante la riduzione spettante; e i comportamenti fraudolenti, come nel caso di chi svolge lavoro in nero pur dichiarandosi disoccupato.

Qualora dovesse verificarsi una di queste casistiche, l’INPS invierà una notifica formale con la quale viene richiesta la restituzione dell’importo. È dunque importante prestare attenzione alle comunicazioni ricevute da parte dell’Istituto.
Nei casi in cui l’INPS richiede la restituzione della NaSpi indebitamente percepita, il beneficiario diventerà automaticamente debitore dell’Istituto. La restituzione della somma erroneamente percepita può avvenire in diversi modo:
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Pagamento diretto dell’intero importo richiesto.
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Rateizzazione dell’importo dovuto, se la somma è particolarmente elevata e il debitore non è in grado di versarla in un’unica soluzione.
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Compensazione automatica, l’INPS può trattenere una parte degli importi dovuti da altre prestazioni sociali percepite dal cittadino, come pensioni o indennità successive.
Dimostrando l’oggettiva difficoltà economica, come abbiamo visto, il cittadino ha diritto alla rateizzazione della somma da dover restituire. Inoltre, è anche possibile presentare un ricorso amministrativo entro i 90 giorni dalla notifica, nel caso in cui si ritenga che la richiesta sia giunta o priva di fondamento.
Il ricordo può essere inoltrato direttamente all’INPS tramite il portale telematico, rivolgendosi un patronato o affidandosi a un avvocato che si occuperà di tutta la pratica. Nel caso in cui il ricorso non sia accolto, ci si potrà rivolgere al tribunale ordinario, presentando tutta la documentazione necessaria. È bene sapere che il diritto dell’INPS a richiedere la restituzione si prescrive dopo 10 anni, ma ogni atto interruttivo – come per esempio una messa in mora – potrebbe far azzerare il conteggio.