Influisce davvero il tradimento sull’assegno di mantenimento dopo la separazione? Scopriamo cosa dice la legge e cosa succede quando si mescolano cuore, portafogli e tribunali.
Il tradimento una parola che pesa come un macigno in qualsiasi relazione di coppia, per alcune persone arriva come un fulmine a ciel sereno per altre come una sentenza, la goccia che fa traboccare il vaso e mette il punto alla relazione.

Il matrimonio che finisce a causa dell’infedeltà porta lacrime, accuse reciproche e il tutto si complica quando arriva il momento di mettere nero su bianco le conseguenze legali della rottura in cui rientra l’assegno di mantenimento. Molti sostengono che chi tradisce perde qualsiasi diritto economico, come se la legge fosse una sorta di giustiziere sentimentale che punisce chi ha spezzato il cuore del partner. Le cose in realtà non stanno proprio così.
Il tradimento e l’assegno di mantenimento: cosa dice davvero la legge?
Il tradimento, per quanto doloroso e moralmente discutibile, non è automaticamente legato all’assegno di mantenimento. Non esiste una legge che stabilisce che chi tradisce perde tutto, così come non c’è scritto da nessuna parte che chi viene tradito ha diritto a una sorta di “risarcimento affettivo” sotto forma di bonifico mensile.
L’assegno di mantenimento viene riconosciuto al coniuge che non ha i mezzi economici per vivere in modo dignitoso. Questo significa che chi ha subito un tradimento se ha un buon lavoro e guadagna abbastanza o comunque può mantenersi da solo, non avrà diritto a nessun assegno. Cambia qualcosa per il coniuge che ha tradito che potrà avere diritto al mantenimento solo se non sia stato ritenuto colpevole della fine del matrimonio attraverso l’addebito della separazione.

L’addebito della separazione è una sorta di “colpa legale” che sancisce il colpevole della rottura. Se il tradimento è avvenuto in un matrimonio sereno e felice potrebbe scattare l’addebito in caso sia avvenuto durante una crisi coniugale, per legge a chi tradisce non viene addebitata la separazione poiché non ha rotto un legame che fino a quel momento era solido.
Il mantenimento non è solo una questione di chi ha tradito chi, ma anche di chi guadagna cosa. Se chi ha tradito ha rinunciato alla carriera per badare ai figli o per supportare il coniuge nella sua scalata professionale, allora l’assegno potrebbe servire a riequilibrare questa disparità economica, indipendentemente da chi ha fatto cosa tra le lenzuola.
In definitiva, la legge non è un cupido vendicativo che colpisce il traditore con una pioggia di multe e spese legali. L’assegno di mantenimento ha lo scopo di garantire un equilibrio economico tra i coniugi dopo la separazione, non di punire o premiare in base a questioni morali. Certo, il tradimento può avere un peso, ma solo se viene riconosciuto come causa della fine del matrimonio, altrimenti resta un fatto privato che non incide sui diritti economici.
Quindi, la prossima volta che sentite qualcuno dire che “se l’è cercata, adesso non vede un euro”, sappiate che la realtà è molto più complessa. Perché quando si tratta di cuore e portafogli, le cose non sono mai semplici come sembrano.