Le chiamate fuori orario sul telefono aziendale sono un assillo quotidiano? Ecco cosa puoi fare e quando è possibile semplicemente ignorare le chiamate.
Lo scenario lo abbiamo in mente un po’ tutti. Abbiamo appena terminato il turno di lavoro, raggiunto casa, ci siamo tolti le scarpe e ci siamo lasciati cadere sul divano emettendo un suono simile a quello che fa un animale che cade esanime sul suolo. Siamo KO e l’unica cosa che vorremmo e godere il meritato riposo, svuotare la mente e magari, per una volta, goderci ciò che resta della giornata, quando un suono turba la quiete.

Si tratta del telefono che squilla, la suoneria è quella del telefono aziendale (per chi ha la fortuna di poter scindere lavoro da vita privata) e sappiamo già che si tratta di una comunicazione che non solo non ci farà piacere, potrebbe obbligarci a fare qualche straordinario – ovviamente non retribuito – da casa, magari per qualche pratica o qualche compito che può benissimo attendere il giorno dopo.
Si può evitare di rispondere alle chiamate del capo fuori dall’orario di lavoro: lo sancisce la legge
Lo si sa, il capo tende a volere tutto e subito, la sua giornata non culmina quando termina il nostro turno e per lui gli orari d’ufficio sono un optional, specialmente se c’è la possibilità di fare portare avanti quel lavoro che lo tiene ancora in ufficio a qualcun altro. Il desiderio del dipendente invece è quello di ignorare il telefono, anche perché il primo istinto quando lo prende sarebbe quello di vomitare rabbia addosso al capo, urlargli di tornare a quel paese a cui lo si manda spesso e volentieri.

Recuperata la razionalità e soprattutto subentrata la paura di ripercussioni sul posto di lavoro, o addirittura di un possibile licenziamento, il dipendente solitamente cela frustrazione e rabbia e risponde al telefono, spesso sobbarcandosi quel lavoro in più che non è richiesto da contratto ma che sembra essere pattuito da regole non scritte.
Ma cosa succede se non si risponde al capo fuori dall’orario di lavoro? Si rischia davvero il licenziamento? La risposta corretta in realtà è: dipende. Sì perché in linea teorica, soprattutto chi lavora in smartworking, è protetto dalla legge n° 81 del 2017 che disciplina il lavoro agile, stabilendo che il dipendente non è tenuto a rispondere al telefono al di fuori dell’orario di lavoro concordato.

Attenzione però perché non esiste una legge che sancisce il diritto di disconnessione dei lavoratori, sulla questione la discussione politica è ancora aperta e la proposta in essere prevede che vi sia lasso di tempo di riposo di almeno 12 ore tra un turno e l’altro di lavoro e che è severamente vietato chiamare, inviare messaggi e mail al dipendente quando questo è off.
Allo stato attuale delle cose, infatti, tutto dipende dagli accordi sottoscritti dal lavoratore in sede di firma del contratto e da quanto ottenuto attraverso la stipula dei Contratti Collettivi Nazionali dai sindacati di categoria. Se non si lavora in smart working, dunque, ciò che fa fede è il contratto con l’azienda. Qualora non vi sia una clausola specifica che vi obblighi a rispondere, potete avvalervi della legge 81 del 2017 senza temere ripercussioni.