Può accadere che l’INPS richieda indietro dei soldi relativi alla pensione. Ma di cosa si tratta? lo spiegano i commercialisti.
Il tema delle pensioni è sempre molto caldo nel nostro paese, e sono diverse le questioni da considerare dentro questo macrocosmo che coinvolge milioni di persone.
Parliamo di una questione molto spinosa, e che preoccupa i cittadini che si trovano di fronte ad una situazione del genere. Un giorno si riceve una raccomandata dall’INPS, in cui l’Istituto chiedere indietro ai pensionati delle somme, spesso anche importanti. Ma qual è il motivo di questa richiesta?
Sono molti i pensionati che ricevono dall’INPS raccomandate con la richiesta di restituire delle somme importanti, spesso intere mensilità di pensione, percepite erroneamente a detta dello stesso ente. In quali casi può accadere?
Uno dei motivi di tale richiesta possono trovarsi nel fatto che una parte della pensione è legata alla situazione reddituale o ad altri requisiti specifici. In pratica, l’INPS potrebbe aver effettuato un ricalcolo della pensione – con un riscontro di somme pagate superiori a quelle realmente spettanti – oppure è lo stesso pensionato ad aver mancato alcune comunicazioni provocando quindi l’incongruenza nelle somme elargite; in particolare parliamo dell’obbligo di comunicazione legato agli assegni sociali o pensioni integrate con trattamenti e maggiorazioni. In entrambi i casi, la prima azione consigliata è ottemperare alla richiesta di rimborso indicata nella comunicazione.
Qualora il pagamento immediato non fosse sostenibile, il pensionato ha la possibilità di presentare una richiesta all’INPS per la dilazione del debito. Questa opzione permette di suddividere l’importo dovuto in rate mensili più piccole, che verranno trattenute direttamente dalla pensione futura, alleviando così l’impatto finanziario immediato.
Un’ulteriore causa frequente di queste richieste di restituzione è la violazione del divieto di cumulo tra redditi da lavoro e redditi da pensione. Questa restrizione si applica specificamente a coloro che hanno beneficiato di misure pensionistiche anticipate come Quota 103, Quota 100, Quota 102 o l’APE sociale. Queste prestazioni prevedono espressamente il divieto di percepire contemporaneamente redditi da attività lavorativa e pensione.
I pensionati che non rispettano tale divieto e vengono scoperti sono tenuti a restituire integralmente tutti gli importi pensionistici percepiti nell’anno solare in cui si è verificata la violazione, indipendentemente dall’ammontare del reddito da lavoro conseguito. Anche in questa circostanza, le alternative a disposizione del pensionato sono le stesse: provvedere al pagamento immediato delle somme richieste o concordare con l’INPS un piano di rateizzazione mensile sulla pensione futura.
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